dipinti e disegni: 1955-1966

 


   
         
   
         
   
   
       

[...] fino al 1956, Antico prende l’abitudine di consegnare la propria solitudine ai disegni - appuntati ad inchiostro, dapprima su fogli sparsi - che raccontano la nostalgia della battigia, la voce della risacca, e di tanto in tanto tratteggiano navi, barche e reti di pescatori. [...]

[...] Ai fogli sparsi si sostituiscono numerosi taccuini rilegati, all’inchiostro si accompagnano differenti strumenti grafici. Sono ascrivibili al 1955 alcuni disegni realizzati con i gessetti, che analizzano il contrapporsi delle masse cromatiche: sono campi di forza costruiti con il colore, presuppongono la comprensione dell’avanguardia storica, dalla sintesi dinamica di Boccioni all’intensità evocativa di Marc. Ma è soprattutto la forzatura drammatica di matrice simbolista ed espressionista ad interessare le immagini realizzate nella seconda metà degli anni cinquanta. [...]

[...] sente insopprimibile il desiderio del mare, nel 1958 s’imbarca allievo ufficiale su una petroliera, viaggia lungo le Americhe per oltre un anno. Le traversate sono ancora piene di pensieri, di morte e d’amore, ma l’odore di catrame e di stoppa sul ponte comincia a mescolarsi al profumo di terre esotiche. Nascono i primi dipinti - eseguiti a olio su tele grezze recuperate a bordo - i soggetti dei quali, Apparizioni (1958) e Caraibi (1959), mettono l'accento su un nuovo e positivo impulso, cagionato dall’incontro con altri luoghi e altri popoli. Dopo una breve sosta a Cagliari, Antico parte di nuovo, alla volta dell’Oriente, approda a Singapore e nel Golfo Persico. Poi ancora l’Australia e la Nuova Zelanda. Infine il Giappone, tanto a lungo sperato. Nutrita del fascino di culture lontane, cresce in un’affinità elettiva la passione per gli ideogrammi, per le scritture calligrafiche, adatte a descrivere i lampi di luce, come già sapeva Van Gogh e andava confermando la pittura segnica di Mathieu.
  Si apre un periodo d’importante sperimentazione e una profonda meditazione legata alla filosofia orientale. I ritmi sincopati e tesi, i segni nervosi lasciano progressivamente il posto a un brulicare di tratti rapidi e filiformi, intrisi di una nuova volontà di vita e di conoscenza. Da tanti disegni scompare ogni intenzione mimetica, solo trame di linee che s’intrecciano a macchie d’inchiostro. Di contro a tutta la tradizione dell’horror vacui e nel rispetto del concetto di sunija, ampie porzioni del foglio sono spesso lasciate vuote, richiamando il fascino dell'assenza nella camera da tè e in molta architettura giapponese. Anche nei dipinti l’ascendente della scrittura ideografica si risolve nell’invenzione di linee, che ora si atteggiano in forme vagamente antropomorfe: vi si possono riconoscere i sinuosi corpi di Danzatrici (1960) o i protagonisti di un sinistro incedere, scarnificati dal rosso infuocato del Tramonto (1960). Oppure ancora i dannati al tragico corteo della Fame (1961), dipinto dopo il ritorno in Italia, ad Arco di Trento, dove Antico soggiorna qualche mese per stare vicino all’amico Zandarin. Certo c’è il persistere perentorio dell’inclinazione all’espressionismo, un espressionismo in bilico tra figurazione e astrazione. Riaffiorano Incubi (1960) di presenze allucinate in metamorfosi, rese concitate da un cromatismo violento; e le Figure Indiane (1960) sono dentro ad un tumulto di arabeschi neri. Ma c’è anche, in divenire, un’energia diversa, meno implicata di esistenzialismo, una spontanea corrente di comunicazione con la natura. La componente gestuale non è mai istintualità incontrollata ma anelito ad una contemporaneità assoluta tra pensiero e azione, e ad un’autentica espressione spirituale. In ogni caso, le sagome sottili, che sono la conseguenza di un’unione profondamente interiorizzata tra Oriente e Occidente, costituiscono la formula caratterizzante di una originale maniera espressiva. [...]

Simona Campus
2004

 

 

 

 

 

 

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