Italo Antico - sculture

 

 

" i n t e r v e n t i "


Galleria Arte Duchamp, Cagliari, 1973

 

Galleria G72, Bergamo, 1976

 

Studio Marconi, Milano, 1977

 

[...] Antico procede per ipotesi di attivazione emotiva dello spazio attraverso linee di materia-luce (acciaio inossidabile). La sua scultura è tipicamente segno nello spazio; segno che tuttavia la dimensione spaziale-ambientale (lo spazio abitabile, cioè interno, in modo peculiare) implica per intero. Non si tratta cioè di una sorta di episodio grafico che accada nello spazio: è esattamente una presa di possesso dello spazio ambientale esistenziale attraverso un segno-luce che ne delinea una circostanza dimensionale, che se lo appropria insomma attraverso possibili coordinate.
Molto significativo è l’itinerario recente della sua scultura: cioè dalla definizione appunto di una natura grafica del suo fare scultura, ma disegno chiuso in un dato di grafismo spaziale (anche con notevole taratura formalistica, direi), a queste nuovissime elaborazioni, formulate fra 1974 e ‘75, nelle quali l’implicazione non è più astratta, bensì è fattuale, è empirica, e l’ipotesi di scultura è appunto di un segno, di segno emotivamente attivo nello spazio esistenziale, e non più in un mero spazio mentale, chiuso il segno-forma in una sua astratta e persino esile eleganza. Voglio dire che, attivo nello spazio, il grafismo plastico di Antico si snoda ora in un segno concreto, distinto, puntuale, e fascinoso in quel suo essere veramente quasi la presenza fisica di un’idea progettuale di attività nello spazio empirico: quasi come quei castelli di tubolari che preparano fisicamente all’imponenza del futuro edificio, e la “provano” visivamente, così i tubi sottili d’acciaio inossidabile che Antico collega sono ipotesi strutturali stese nello spazio reale nell’immediatezza di riscontro di un’idea progettuale. Ed è così appunto, in questo caso, che il circuito progetto-oggetto si chiude, e si rende attivo. [...]
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Enrico Crispolti
1975

 

 

 

 

 

 

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